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venerdì 28 marzo 2008

* Ma perchè l'Uomo è venuto fuori così male!?!?!

Natura.
È grande, meravigliosa, stupefacente... è in grado di emozionarti con le piccole cose, di spaventarti con la sua forza e di stupirti con le sue capacità di adattamento e di ripresa...
e allora perché l'Uomo è venuto così male?.. l'unico essere vivente capace di commettere delle crudeltà gratuite, per il puro gusto di farlo, con calcolo e premeditazione, verso i suoi simili, verso l'ambiente che lo nutre e lo sostenta, e verso le altre creature...
oggi ho ricevuto una mail da La Mia Amica (e lo scrivo con le maiuscole perché se le merita) Vesna, che ho letto con orrore crescente...
poi ho fatto una ricerca su google, e ho trovato un articolo dello scorso ottobre...

Un indefinibile essere umano, tale Guillermo Habacuc Vargas, ha spacciato per "arte" lasciare morire di fame un cane, con una corda al collo e una catena che lo teneva lontano da una scodella di cibo.
Ora, lui è sicuramente un pazzo... ma che dire dei proprietari della galleria d'arte che gli hanno permesso questa "installazione"? e della gente che è andata ad "ammirarla"?


Mentre ve ne parlo mi salgono le lacrime agli occhi, perché non capisco come possa esserci tanta crudeltà, insensatezza, cinismo...







Lo so che l'uomo da sempre perpetra questo genere di torture anche nei confronti dei suoi simili, ma qui ci sono foto, e gente alle spalle di questo povero essere indifeso, che resta del tutto indifferente...
io mi vergogno...
non ho altre parole...

questo è il link per chi volesse firmare una delle numerosissime petizioni in rete per fermarlo
Aggiornamento del 18 aprile 2008.

Pare che il cane non sia morto, qui è possibile trovare altre notizie. Speriamo sia vero.

giovedì 27 marzo 2008

* I giorni del delfino... qualche appunto per chi volesse saperne di più

incontrati in traversta al largo della Corsica
Dal libro appena letto, qualche riga che ho annotato...

Non sono una biologa marina, né ho nessun titolo simile, per cui tutto quello che segue risulta dalle mie letture: se qualcuno dovesse cogliere delle inesattezze o volesse apportare dei contributi ne sarò felicissima, mi permetterà di imparare meglio e di più.

I delfini oggetto di studio di Norris sono le Stenelle dal lungo rostro (stenelle longirostris) presenti alle Hawaii.

La paura della morte
"[...]I delfini in situazioni strane possono lasciarsi sopraffare completamente dalla paura. Detestano passare attraverso spazi stretti, anche se possono vedere dall'altra parte i loro compagni, oppongono resistenza, anche se lo hanno fatto già mille volte e sempre a gran velocità. In qualche modo c'entra la paura della morte[...]"
Queste considerazioni si riferiscono all'osservazione fatte durante un soggiorno su un peschereccio per trovare una soluzione all'altissimo numero di delfini morti durante la pesca dei tonni. I delfini, seguiti dai tonni, permettono ai pescatori di individuare i banchi e finiscono nelle reti a circuizione, restando in stato catatonico, immobili, nella parte bassa della rete: pur avendo la possibilità di saltare al di là della rete attraverso uno spazio creato appositamente dai ricercatori, non lo facevano.

La comunicazione e la pesca
I delfini emettono una serie di suoni diversi, schiocchi, fischi, click di ecolocalizzazione, che hanno diverse funzioni. Secondo gli studi effettuati da Norris gli schiocchi e i click sono emessi in fasci direzionali e utilizzati per localizzare il cibo o i predatori, mentre i fischi, che non sono direzionali, sono dei richiami di contatto, denunciano la propria identità, posizione e condizione agli altri.
Ogni delfino sviluppa un suo fischio particolare man mano che cresce. I fischi della madre e del piccolo presentano delle analogie, ma non sono confondibili. Inoltre il fischio può essere modulato per assumere diversi significati: uno studio ha rivelato che due delfini posti sotto osservazione si chiamavano tra di loro con i fischi, sebbene avessero entrambi richiami differenti, tendevano ad imitarsi; il primo delfino lanciava un richiamo e il secondo dava la sua versione dello stesso richiamo aggiungendo di suo quanto bastava perché la sua identità risultasse riconoscibile.
Questo sistema di comunicazione è detto fàtico; fra gli animali gregari certi suoni costituiscono una forte comunicazione, un complesso di legami che intercorrono tra tutti gli individui secondo cui ogni esemplare in ascolto può stabilire le condizioni fondamentali del gruppo (come per esempio condizioni e identità di notte, nel buio o a notevole distanza), in modo da reagire in maniera adeguata.
Durante la notte, che è un momento di forte interazione sociale ed è il tempo dedicato all'alimentazione, i delfini emettono numerosissimi suoni. I gruppi nuotano in schemi ordinati e il sincronismo notturno è possibile grazie ai fischi, mentre la localizzazione del cibo e di eventuali predatori è possibile attraverso i click direzionali.
Tutti gli odontoceti, e quindi i delfini, si servono dei suoni anche per catturare le prede: le investono con dei forti click, in alcuni casi sbattono le mandibole, cosa che fanno anche quando si sentono minacciati, dunque per difesa.
Una facoltà esclusiva dei mammiferi e degli uccelli è la protezione delle orecchie da suoni intensi grazie a dei minuscoli ossicini presenti nell'orecchio medio; le fibre muscolari ad essi collegate sono in grado di interrompere il sincronismo della concatenazione di quegli ossicini in un millesimo di secondo: quando un suono troppo acuto colpisce un uccello o un mammifero, in quel millesimo di secondo il suo udito cessa di funzionare per riprendere solo quando le fibre muscolari dell'orecchio medio si rilassano. Pesci e squali sono privi di questo sistema e non hanno il riflesso protettivo, per cui i suoni acutissimi emessi dai cetacei possono avere un effetto distruttivo o per lo meno dissuasivo.
Ci sono cetacei che possono emettere suoni di incredibile intensità: alcuni schiocchi emessi dai tursiopi risultano talmente forti da raggiungere quello che viene detto il "limite finito del suono", cioè il valore massimo oltre il quale una maggiore energia nella produzione dei suoni produce semplicemente calore, anziché aumentarne l'intensità.

Nelle ore diurne, in fase di riposo, i delfini sostano preferibilmente in acque chiare e tranquille, perché si affidano, per difendersi, alla vista e non all'ecolocalizzazione, emettono infatti pochissimi suoni, solo una serie di schiocchi discontinui e a volte un fischio. Per lo più regna il silenzio. Per questo motivo i gruppi in riposo nuotano molto vicini uno all'altro: devono potersi vedere bene.
Il gruppo costituisce un rifugio, il banco unito garantisce l'anonimato e protegge dagli attacchi dei predatori naturali, orche, pesudorche e squali (strategia dei pesci).
Quando si svegliano (i delfini non dormono come noi, riposano, ed è stato osservato che spesso tengono solo un occhio aperto) pian piano i suoni aumentano: ondate di schiocchi, ripetutamente interrotti da fischi, strida rauche, suoni metallici e muggiti.

Il respiro

I delfini, respirano attraverso uno sfiatatoio posto nella parte più alta della testa.
Si aprono una "strada" espirando nell'acqua un istante prima di forarne la superficie. L'aria esalata, che nel caso di alcuni cetacei viaggia a 320 km orari, è usata per creare uno spazio vuoto in cui il delfino comincia la sequenza di inspirazione. In questo modo possono respirare anche quando il vento riempie l'aria di schizzi. In caso di tempesta, con vento di 60 nodi (circa 120 km orari) balzano fuori dall'acqua in superficie per respirare a metà del salto.
I delfini, a differenza degli uomini, ad ogni respiro ricambiano completamente l'aria nei polmoni; l'espirazione avviene in circa 3/10 di secondo, le inspirazioni durano circa due volte di più dell'espirazione esplosiva. Tuttavia non importa se un po' d'acqua entra nell'angolo dello sfiatatoio.

I cuccioli e le strategie per nuotare velocemente

Gran parte dei banchi percorre oltre 60 km al giorno. Come può un delfino neonato compiere un'impresa simile?
La madre non può abbandonare il banco, che è il suo scudo protettivo.
I delfini neonati si collocano al di sopra della madre, vicino alla testa, di fronte a quello che è il diametro maggiore del suo corpo. L'acqua che scorre lungo il corpo della madre si incanala tra il suo fianco e il piccolo: si produce un effetto che tiene insieme madre e figlio mentre l'acqua scorre tra loro, premendo la pinna pettorale interna del piccolo contro il rigonfiamento del corpo della madre, in modo che questa nuotando lo trascina con sé (effetto Bernoulli, lo stesso che solleva le ali degli aerei).
A volte il piccolo procede senza neppure muovere la coda.
I piccoli delfini si servono di questo comodo "mezzo di trasporto" solo quando la madre nuota molto velocemente, o forse quando sono stanchi. Nella maggior parte dei casi, quando il banco se ne va qua e là a 4/6 km orari, i piccoli nuotano in giro dando fastidio agli adulti e attirandosi i rimproveri della madre, sempre attenta, in genere un colpo con la coda.
Di solito stanno poi dietro alle madri, sotto la loro arma più potente, la coda, vicinissimi alla punizione ma anche alla protezione; anche in questa posizione non vengono mai persi d'occhio, dato che i delfini hanno un'ottima visuale posteriore.

mercoledì 26 marzo 2008

* I giorni del delfino

Ieri ho restituito in biblioteca, molto a malincuore, questo libro, trovato girellando tra gli scaffali della sezione dedicata alle scienze naturali....
un po' vecchio (del '91), ma bellissimo e molto interessante.
I giorni del delfino

Norris per anni ha studiato le stenelle oceaniche dal lungo rostro (Stenella longirostris), da una bellissima baia di un isola delle Hawaii: questo libro è una sorta di diario e resoconto delle ricerche svolte con i suoi collaboratori sui Nai'a, i delfini in lingua hawaiana. Da comprare, ma fuori catalogo ahimé...

Kenneth S. Norris - I Giorni del delfino - Bompiani

martedì 25 marzo 2008

* e te pareva! il weekend di Pasqua e la legge di Murphy

Premessa...
dovevamo andare all'Elba, dove ci avrebbe aspettato una bella famiglia di Torino, per un piacevole fine settimana in barca a vela... mi sa che loro hanno avuto un tempo migliore del nostro, insieme ai Valdostani... ci consola il fatto che quando ci vedremo, il tempo sarà senz'altro più bello...
Venerdì: il libeccio è montato verso l'ora di pranzo...piano piano, fino ad arrivare a 30 nodi, più o meno costanti, crescendo in serata fino a 35 con raffiche sopra i 46!
Insieme al vento pioggia mista a sabbia e sale... la Filibusta nera e salata... ogni tanto veniva inclinata dal vento... insomma abbiamo ballato tutta la notte, dormendo a tratti.
Sabato: cielo nuvoloso e il vento un po' attenuato, ma sempre sui 25 nodi. Le condizioni sono andate migliorando, ma in ogni caso il tempo è rimasto perturbato e le temperature basse.
Visto che il libeccio era un po' diminuito, mantenendosi tra i 15 e i 25 nodi, in serata siamo andati a cena a casa di Luciano e Sonia del Créme Caravelle, per un vermicello alle vongole veraci, che poi si è trasformato in pennette alle zucchine e zafferano, visto che le vongole erano rimaste nel frigo del Créme Caravelle, dove avevano passato la notte di venerdì viste le condizioni meteo....
Anche noi abbiamo contribuito alla cena con una bella pizza di scarole... perché anche se c'è libeccio sulla Filibusta si continua a spignattare, e si fa anche il pane...
In serata il vento è rimontato, non ne voleva sapere di smettere... Eolo stavolta si deve essere arrabbiato proprio tanto...
Domenica: nuvole e pioggia ma niente vento, finalmente. Pranzo con la famiglia di Marco a Migliarino, dove Silvia, la sorella di Marco, e suo marito Stefano hanno un ristorante sulla spiaggia, il Casafòra... nonostante la pioggia abbia cercato di rendere triste la giornata, la cucina di Stefano e la dolce, simpatica e divertente pazzaria di Silvia, nonché l'allegria dei genitori di Marco, ci hanno permesso di passare una bella domenica di Pasqua, e non mi hanno fatto rimpiangere troppo la tavolata di 23 persone e i sartù di riso di casa mia (ciao Mamma!). Nel pomeriggio sempre pioggia, pioggia, pioggia...
Lunedì: durante la notte Eolo ha dato un'altra sventolata di 30 nodi di ponente... tanto per ricordarci che esiste... alle sette abbiamo sentito la pioggia battere sulla coperta... bisognava andare a mollare il tender che la sera prima avevamo tirato fuori dall'acqua, riempendosi poteva diventare troppo pesante... ci sono andata io, approfittando di un momento di mollana... il tempo di rimetterlo in acqua e di girarmi un secondo, e il vento l'ha mandato oltre la prua... dovevo portarlo più indietro, verso poppa, ma la boa della barca accanto alla nostra rendeva difficile l'operazione... in quel momento è venuta giù una bella scaricata di grandine!!!
ohhhh ma siamo al 25 al marzoooo... che è sto freddoooo!!!!...
insomma, con un po' di fatica sono riuscita ad portare il tender a più verso la poppa e sono tornata grondante sottocoperta... invidiando il Capitano che era rimasto al calduccio sotto il piumone... ma mi toccava andare fuori, ci va sempre lui....
Poi per fortuna la pioggia ha smesso, è rimasto solo un venticello gelido da nord est... siamo andati a pranzare dai genitori di Marco, e poco ci è mancato che rifacessimo l'albero di natale e che invece della schiacciata pisana di Pasqua, mangiassimo il panettone, vista la temperatura esterna!
il Capitano fa le porzioni




Martedì: e te pareva..... ecco il SOLE!!!! talmente caldo che abbiamo apparecchiato fuori.... (vedi legge di Murphy)

...e noi aspettiamo fiduciosi e pazienti che la Primavera arrivi...

mercoledì 19 marzo 2008

* brevi attimi di trepidazione...

Quando domenica abbiamo acceso il motore per incamminarci fuori dall'Arno e fare rotta verso Livorno, il Capitano si è accorto che la lancetta del contagiri del motore rimaneva immobile... segno inequivocabile del fatto che l'alternatore aveva qualche problema, ma una volta accertato che non rischiava di prendere fuoco, ha deciso che quello non era il momento per indagare quale fosse, il problema.Dovete sapere che questo alternatore, nuovo di pacca, perché cambiato l'anno scorso, super marino e tecnologicamente avanzato (...almeno così dicevano) ha cominciato a fracassare i cabasisi da subito... prima bruciava le cinghie, poi si è dovuta aggiungere una puleggia, poi gli si è dovuto mettere un regolatore... insomma per dirla alla napoletana ha cominciato a caccià nu' sacc' e' difiett'...  ultimo il contagiri a zero!
Dunque sistematici all'ormeggio il desiderio di frullarlo in mare era forte... poi l'avremmo comunque smaltito nel modo opportuno, e il desiderio di buttarlo ai pesci ci ha preso, seguito da un sonoro mavvaffa....
Tuttavia ha prevalso il buon senso e si è cercato il problema... non riuscendo a venirne a capo è stato smontato e portato da un sedicente elettrauto che, dopo un giorno di prove al banco, non ci ha capito un bel niente: mentre il sedicente spiegava al Capitano la morte dell'alternatore, lui, il Capitano e non il sedicente, ha notato un particolare... si era semplicemente bruciato un fusibile nascosto nel regolatore! Il sedicente, palesemente imbarazzato si è fatto liquidare con un onere di ben 5 euro, non tanto per la giornata di lavoro quanto per la figura di merda!
Anche il Capitano però si è assegnato un meno, ...bastava vedere il fusibile un po' prima...
Ora l'alternatore è di nuovo al suo posto e funziona a dovere...
Capirete... essendo alla boa, se non c'è sole né vento, pannelli solari e eolico non servono a niente... si deve accendere il motore per ricaricare le batterie almeno una volta ogni due giorni, ma senza l'alternatore ... ne avremmo dovuto comprare uno nuovo... dopo solo un anno...
tutto è bene quel che finisce bene, anche se l'affidabilità del nostro gadget high tech è sotto stretta osservazione! alternatore avvisato mezzo salvato ...la prossima volta finisce nel magazzino grande...

lunedì 17 marzo 2008

* la nuova Filibusta e il nuovo battesimo dell'acqua

la dinette rinnovata
La domenica è un giorno di riposo?... ma chiiiiii???
E' cominciata alle 7:30, ma solo perché sabato siamo stati a cena da Piero (di cui si è già parlato qui), per cui oltre ad andare a dormire all'una (raramente andiamo a dormire così tardi) abbiamo mangiato e bevuto in quantità tali da non riuscire ad alzarci all'ora solita, vale a dire 6:45...
Visto che c'era un leggero solicchio ne abbiamo approfittato per fare l'ultimo bucato, poi sistemate tutte le vettovaglie, gli attrezzi da cucina, i pochi vestiti, i cuscini con le nuove copertine, e tutto il resto delle cose che avevamo nella casapecchia ci siamo mossi da Tirrenia, verso Marina di Pisa, diretti al cantiere sull'Arno dove era ormeggiata la Filibusta; abbiamo riportato tutto a bordo, dove restavano numerosi lavori piccoli e grandi ancora da fare, oltre a risistemare ogni cosa...
Per cui ci siamo messi alacremente all'opera, finché lo stomaco non ci ha costretti a guardare l'orologio e accorgerci che il tempo era volato via ed erano le 13:30 passate!!!
la tavola imbandita
Dunque abbiamo pensato a sfamarci, e per il nostro primo pranzo "dinuovoabordo" abbiamo gustato un ottimo piatto di spaghetti con la colatura di alici... velocissimo e saporito... e anche assai marinaro...

Nel frattempo il sole andava e veniva, e tirava un discreto venticello da sud ovest... libeccio.
Durante la giornata lo avevamo tenuto d'occhio, per valutare se nel primo pomeriggio avremmo potuto uscire con la barca per "saggiare" il nuovo sartiame ed eventualmente tornare a Livorno.
Gli equipaggi che rientravano dalla regata del giorno ci avevano detto che a mare c'erano una 15 di nodi di vento, per cui visto che la Filibusta era pronta, alle 16:00 abbiamo deciso di uscire.
Con il libeccio alla bocca dell'Arno si formano delle onde che rendono difficile l'entrata e l'uscita, sempre a causa delle onde il fondale è più mobile e con una barca a vela bisogna fare particolare attenzione alla chiglia... la nostra pesca 2 metri...
dunque siamo usciti passando tra gli ultimi due retoni, dove c'è un'apertura tra gli scogli e fondale sui 5 metri... detta "la bocchetta"
Il libeccio c'era eccome... e altro che 15 nodi, ce n'erano 25 con raffiche sotto i 30 e mare bello formato.. dovendo andare verso Livorno, quindi verso sud, onde e vento li avevamo al mascone di dritta...in altre parole sulla guancia destra... per cui... due mani di terzaroli (cioè la randa ridotta per la misura di due terzaroli) e genoa ridottissimo...
andatura di bolina con onde frangenti sopravvento e la barca sbandatissima... il Capitano al timone e io alle manovre.. dato che abbiamo fatto un unico bordo fino a Livorno sono stata per lo più alla randa, seduta sopravvento con le spalle alla prua e il sedere quasi costantemente immerso nell'acqua che arrivava dal passavanti quando le onde si rifrangevano sulla prua della Filibusta...
foto niente... se non con la subacquea ..e con altre due braccia libere...

na' faticata pazzesca... per fare tutto: per drizzare e ammainare la randa, per aprire e poi richiudere quel pezzettino di genoa, per tenersi in equilibrio sotto coperta dove prima si è aperto il forno, perché non avevo tolto il fermo che permette alla cucina di basculare e poi sono dovuta andare ad assicurare la chiusura del passauomo della dinette, che era chiuso, ma non ermeticamente... per fortuna sono entrate solo poche gocce e si sono fermate sul tavolo, cuscini e tappeti salvi dalla salsedine...
considerato che non facevamo una navigazione seria da settembre, quindi allenamento fisico pari a zero, questa uscita di inaugurazione è stata tosta... è incredibile come in così pochi mesi di nullafacenza marinaresca, si riesca a perdere lo smalto e l'equilibrio necessario a manovrare in certe condizioni ...a fine stagione la stessa navigazione sarebbe stata una bella veleggiata ...ieri ogni ondata era fredda il doppio
... ma come ha detto Giancarlone del cantiere..."la barca bisogna bagnarla"...e, non è mica finita qui...
arrivati alle 17:20 a Livorno, c'era l'incognita del nostro ormeggio alla boa, e delle condizioni in cui lo avremmo trovato, visto che durante la nostra assenza ci si era ormeggiata un'altra barca, con in più la presenza del vento che quando è così forte rende tutto più difficile e pericoloso ...nel senso che devi imbroccarla alla prima perché se cicchi il tempo o qualcosa non va nella manovra ...ti ritrovi in 10 secondi sugli ormeggi di un'altra barca rischiando di andare con timone e elica in mezzo a un groviglio di cime, allora sono guaiiisssimi! ..dopo un rapido breefing di tutto l'equipaggio "...te a prua ...io a poppa!" abbiamo iniziato l'ormeggio
...è andata bene, non abbiamo trovato né fatto "parrucche", anche se sia le due cime di poppa che quelle di prua erano legate l'una all'altra con dei nodi che non si meritavano questo nome e che solo per la protezione di Nettuno non si sono sciolti nel prenderle con mezzo marinaio, tuttavia, pur conciando la barca e le nostre cerate da far schifo con le alghe che c'erano attaccate, abbiamo fatto una buona manovra ...tanto che il capitano, finito di aggiustare l'ultima cima sulla bitta ...mi ha dato un bel bacio ...all'alga.
Ci restava solo da risciacquare tutta la barca così abbiamo lavato il ponte, consumando ben due delle quattro taniche d'acqua dolce di scorta che avevamo (eh, ora siamo alla boa, l'acqua si va a prendere con le taniche e per questo il suo valore aumenta...), asciugato un po' d'acqua di mare entrata sotto coperta (succede anche questo), ma per fortuna finita sui paglioli e non sulle tappezzerie, gonfiato e messo in acqua il tender, messa la benzina nel motorino, e alle 19:00 con il papà di Marco siamo andati al cantiere a riprendere la macchina, poi alla casapecchia per recuperare il bucato steso al sole al mattino e farci l'ultima doccia casalinga...
Una pizza nella nostra pizzeria preferita di Livorno (la Tramontana, per chi volesse saperlo... sono di Tramonti, Costiera Amalfitana... aria di casa mia...), con lo sguardo fisso e la testa che "capuzziava" per la stanchezza, e ...finalmente... a nannaaaaa...
ma non è che abbiamo dormito così bene... il libeccio aveva nel frattempo rinforzato a 30 nodi... ma recupereremo stanotte... spero eheheheh

Grazie a tutti per la pazienza nel seguire il lungo racconto di questa giornata, anche più lunga!

venerdì 14 marzo 2008

* Vita terrestre 15 - in acqua!!!!

Ce l'abbiamo fatta...
h. 15:30 del 14 marzo 2008... la Filibusta è di nuovo in acqua...
per ora di fiume, visto che siamo in un cantiere sull'Arno a Marina di Pisa, ma vicinissimo a Bocca d'Arno, e quindi al mare...
la Filibusta sul travel lift
Sul travel lift...viene pian piano calata in acqua...
il Capitano è a bordo...
quasi ci siamo...












e finalmente torna nel suo elemento naturale... ma manca ancora qualcosa...
non avete notato che non c'è l'albero??

acqua!Qui è cominciata la parte più difficile: rimettere l'albero al suo posto, e dato che la gru del cantiere era fuori uso, questa operazione, che normalmente viene fatta quando la barca è ancora a terra, è stata fatta con la barca in acqua e usando il paranco del travel lift...
Inutile che io stia a spiegare quanto le oscillazioni della barca in acqua rendano più difficile la cosa...
l'albero tirato su con il parancoe dopo un quarto d'ora di cardiopalmo, l'albero era al suo posto
di nuovo con l'albero






A questo punto, attaccate le sartie, lo strallo di prua e il paterazzo (strallo di poppa) ci siamo accorti che quest'ultimo era troppo lungo!!!

Marco ha chiamato immediatamente l'officina che ci ha fatto il sartiame per assicurarsi di poter rimediare subito... ed è andato in testa d'albero... mentre era lassù è arrivato il nostro amico Piero che gli ha detto "Sei già a raccogliere fichi?"
L'arrivo di Piero è stato provvidenziale perché mi ha dato una mano a prendere la misura dell'eccedenza del paterazzo.
Poi il Capitano lo ha sganciato e ha fatto una volata a Viareggio, da dove è tornato circa un'ora e mezza dopo con la sartia accorciata di 30 cm e una nuova impiombatura.

Di nuovo in testa d'albero... grazie alla forza di braccia di Riccardo, che mi ha risparmiato la fatica, una regolata alle sartie... mollati gli ormeggi ci siamo spostati poco più avanti, in quello che sarà il nostro posto per domani e dopo domani, giorni in cui riporteremo a bordo le nostre cose, ripuliremo per bene e armeremo la Filibusta, per poi tornare a Livorno...

Ora si va a letto... faccio degli sbadigli che, come dice Marco, se non avessi le orecchie la testa mi cadrebbe all'indietro, e domattina la sveglia, come sempre, suona alle 6:45...

lunedì 10 marzo 2008

* Vita terrestre 14 - regalo in un giorno di pioggia...

guardate cosa abbiamo trovato nel giardino della casapecchia...

la natura, la vita...

nido
se solo non fossimo così stolti da distruggere tutto quello che ci circonda...

* Vita terrestre 13 - siamo ancora qua...

I pezzi che aspettavamo ora ci sono, ma per una serie di ritardi, quelli che sempre si devono mettere in conto quando si fanno lavori del genere, e anche a causa del tempo piuttosto inclemente, siamo ancora a terra... cioè la Filibusta è ancora a terra, e noi ancora nella casapecchia...
lasciate che io mi lamenti un po', su... ieri mattina quando ci siamo svegliati la striscia del lenzuolo che si rigira sul piumone era umidiccia al tatto, e non vi dico il mio collo che doloreeee!!
Il padrone di casa dovrebbe scalarci un coefficiente "vi sto accirenn' a' salute" * dai conti finali delle utenze...
la Filibusta in cantiere senz'albero


La Filibusta, come si vede bene dalla foto, buffa senza l'albero, ha lo scafo ben carteggiato pronto per ricevere l'antivegetativa, che le daremo quando sapremo con certezza quando si andrà in acqua, perché una volta che è stata data, lo scafo non deve restare all'asciutto per troppo tempo, altrimenti l'antivegetativa perde la sua efficacia e dopo un mese ci si ritrova di nuovo con colonie di denti di cane e alghe di tutti i tipi.
Il Capitano sta rimontando le crocette all'albero, che poi con pazienza e attenzione andrà regolato con il sartiame nuovo.

Il meteo per oggi e domani dà pioggia, speriamo per venerdì di riuscire a rimontare l'albero e andare in acqua... teniamo incrociato tutto... dita, braccia, gambe, occhi... anzi teneteli voi per noi, se no non ci si muove più...

* vi sto uccidendo la salute

domenica 9 marzo 2008

* Vita terrestre 12 - radici... marinare

papà Gennarì alla barra
Il mio amore per il mare di sicuro ha origini genetiche, sono nata in una città sul mare, l'ho guardato tutte le mattine dalla mia finestra, l'ho vissuto, non 365 giorni all'anno ma quasi, da quando ho visto la luce, ma è frutto anche di una passione trasmessa dai miei genitori.

Di papà ricordo che costruiva modellini di navi, in legno, e che aveva un fucile per la pesca subacquea anche se non gliel' ho mai visto usare.
Da bambini mamma cominciava a portarci al mare, "alla spiaggia" come dicevamo noi, a giugno e smetteva a fine settembre quando ricominciava la scuola. Papà con noi non c'era quasi mai, perché era medico, uno di quelli con una vera passione per la sua professione, che considerava una missione e svolgeva con amore. Dunque, come dicevo, c'era di rado, ma quelle volte che c'era era presente al mille per cento. Mi portava in acqua tenendomi attaccata alla schiena, tutti e due con maschera e boccaglio, a guardare i pesci, e mi spiegava "quello è un cefalo, quella una triglia"...
allora il mare di Salerno era pulitissimo, e si vedeva di tutto, dalle stelle ai cavallucci marini, se scavavi un pochino nella sabbia granulosa trovavi le telline, e sugli scogli c'erano quelle alghe verdi simili a lattuga, che io mi mettevo addosso immaginando di essere una sirena, ignorando che volendo, avrei potuto mangiarle fritte.
i quattro a bordo della Mabru

Negli anni '70, per un paio d'anni consecutivi, durante l'estate, mamma e papà con zio Gaetano e zia Graziella, i cugini/amici, partirono sulla barca a vela di zio Gaetano, la "Mabru" un'Alpa di 10 metri, verso la Grecia e poi verso la Iugoslavia. E so che quelle per loro sono state le vacanze più belle. Un mese intero per mare...Mami e io sulla tuga della Mabru








Verso i 10 anni con loro ci sono andata anche io su quella barca a vela, la mia prima volta!
Ricordo la cena della nostra prima notte a bordo, insalata di pomodori, nel porto di Agropoli, dove sul pelo dell'acqua galleggiava l'enorme fegato di un pesce spada. I cornetti la mattina a colazione, ormeggiati alla banchina di Acciaroli. L'inseguimento di un banco di tonnetti al largo di Maratea. E la mia prima (e unica!) canna da pesca, regalo di papà, una canna di bambù smontabile con cui pescavo "mazzoni" (ghiozzi), se eravamo in porto, e "vope" (boghe) e "perchie" (sciarrani) se eravamo alla fonda in qualche baietta... "pesci fessi"... mi diceva papà prendendomi in giro...con Bruno sulla Mabru
Ricordo anche un bel mal di mare dovuto a una colazione forse un po' pesante e un torcicollo pazzesco che mi aveva bloccato la testa girata di lato mentre mi pettinavo a "capa sotto", e che papà mi fece passare in un secondo con una mossa da perfetto chiropratico: mi tirò il collo come a una gallina, ma me lo sbloccò! Certo che a pensarci ora... a 10 anni già avevo il torcicollo! povera me...
Ma nonostante il torcicollo quella vacanza, e tante altre uscite in barca, su gozzi, motoscafi, barche e barchette hanno alimentato in me la convinzione che vivere il mare era la mia dimensione...
Quante volte sono "fuggita" dalla città verso Punta Licosa, un vero paradiso terrestre, anzi marino, per immergermi in apnea ad ammirare cerniotte e murene, a scoprire i gusci delle cipree lasciati vuoti dai polpi e gli animali più strani, come la bonellia viridis e gli spirografi...
i fondali di Punta Licosa




...o sulla spiaggia di Erchie, il mio "rifugio" preferito, soprattutto durante l'inverno quando, vuota dalla folla, era tutta per me col suo sole splendente.
Nella primavera del 2003 mi sono fatta un regalo: una settimana in barca a vela alle Eolie, tra la fine di aprile e i primi di maggio...

Natura in esplosione... gli ctenofori enormi, il mare quasi deserto perché fuori stagione, i delfini, i globicefali, lo spettacolo del plancton luminescente durante la traversata notturna del rientro verso casa...
quando arrivò il momento di sbarcare mi dissi "come sarebbe bello poter vivere in questo modo...."

La vita semplice e naturale che avevo riassaporato mi aveva lasciato il segno...
un sogno messo lì a maturare, inconsapevolmente... perché allora come potevo immaginare che avrei incontrato il Capitano!
al timone della Filibusta
Quando è successo, due anni dopo, ero pronta e andare a vivere sulla Filibusta è stato un passo naturale...

venerdì 7 marzo 2008

* Vita terrestre 11 - che staranno combinando?

Poco...davvero poco, purtroppo...
I benedetti pezzi che mancano alle crocette ancora non sono arrivati... speriamo che oggi chiamino quelli della ditta, in caso positivo si dovrà andare (un momento) a Milano a prenderli, altrimenti siamo costretti ad aspettare lunedì...
ahi ahi, vedo compromesso il programma di andare in acqua questo fine settimana, e soprattutto (singh*) quello di lasciare la casapecchia!
E poi lo sapete tutti, perché la situazione è generale, il tempo ha ricominciato con pioggia e freddo... uff, deprimente...e poi qui c'è un puzzo di muffa che non avete idea :os
Nel frattempo, mica si sta con le mani in mano eh!
Ci sono comunque un sacco di piccole e grandi cose da sistemare. Ieri pomeriggio ho portato tutti i cuscini dei divanetti della dinette sulla Filibusta e ho preso per bene le misure e i punti per posizionare i dischetti di velcro che, una volta cuciti sotto, serviranno a tenerli fermi.
Ho cominciato a cucirli, sempre con la Millepunti (santa e benedetta!).
e ora per allietare l'atmosfera...
venerdì scorso, col Capitano, sono stata a Viareggio: avevamo appuntamento per fare le sartie nuove, e mentre lui lavorava insieme ad Alessandro, il ragazzo dell'officina, io ho avuto un paio d'ore per andare a zonzo e scattare qualche fotina...
attraverso i vetri
liberty













colore 1riflessi
colori 2
in & out
geometrie floreali

lunedì 3 marzo 2008

* Vita terrestre 10 - siamo agli sgoccioli...

Un post veloce veloce, perché ho poco tempo...
Ho passato la domenica a pulire la Filibusta, e il Capitano ha finito di carteggiare lo scafo.
Abbiamo rimesso i paglioli... mamma che belli!
Con la stoffa avanzata dalle tendine ho fatto quattro cuscinetti... eccoli qui...
i cuscini e il polpo Ottavio
...il personaggio comodamente adagiato sui cuscini é polpo Ottavio... regalo di Tullio e Wally che ci sono venuti a trovare sabato, immediatamente promosso a Prima mascotte ufficiale della Filibusta.
Le sartie nuove sono pronte, ma mancano alcuni pezzi delle crocette... se tutto va bene sabato si va in acqua e lunedì al massimo si lascia la casapecchia!! alè...
Ci aspetta la nostra boa in terza fila al porto di Livorno, quindi bisognerà rimettere il tender in acqua per poter raggiungere la terraferma, e sperare che il tempo si tenga al bello, così i pannelli solari funzioneranno al meglio e non avremo problemi con le batterie, e anche perché eviteremo di bagnarci sotto la pioggia ogni volta che bisogna scendere a terra!!!